di Antonio Bruno – Capogruppo Federazione della Sinistra Comune di Genova
La Giunta Comunale di Genova ha approvato la deroga a tutti i piani urbanistici che prevedevano il risanamento della val Chiaravagna, acconsentendo lo sfruttamento di cave situate nel bacino del torrente Chiaravagna e addirittura lo sfruttamento di una cava gia’ chiusa da anni.
Posto l’interpelPiano Territoriale di Coordinamento Paesistico, nel Piano Territoriale di Coordinamento dell’Area Centrale Ligure e nel Piano Territoriale Regionale delle Attività di Cava;
Interpellanza che avevo fatto a luglio purtroppo inascoltata.
La popolazione si ribellera’?
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Nell’ultimo anno e mezzo LTF (la società che vorrebbe costruire la Torino-Lione) ha aggiudicato appalti alla Italcoge S.p.A. – poi FALLITA (2/8/2011), – alla Geo.Mont S.r.l. – poi FALLITA (9/11/2011), – alla Martina Service S.r.l. riconducibile alla famiglia Martina (socio unico Cattero Emanuela) moglie di Martina Claudio, titolare con il fratello Roberto della Martina officine meccaniche S.n.c., FALLITA il 6/5/2010, della Martina Italia S.r.l. FALLITA 5/5/2010;
I fratelli Martina, per questi fallimenti, sono stati di recente condannati in primo grado per bancarotta fraudolenta.
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di Maurizio Bongioanni
http://www.fainotizia.it/contributo/02-11-2012/testo/tav-le-ditte-coinvolte-negli-appalti
Ascolta l’intervista a Ivan Cicconi, presidente di Itaca (Istituto per l’Innovazione e Trasparenza degli Appalti e la Compatibilità Ambientale)
Era il 24 settembre del 1970 quando i dipendenti delle Officine Moncenisio di Condove (To) votarono all’unanimità una mozione di rifiuto alla fabbricazione di armi in quanto “lavoro moralmente inaccettabile”. Oggi i tempi sembrano cambiati. L’etica nel lavoro non è più un elemento così importante. Soprattutto in Val di Susa dove le aziende coinvolte nei lavori dell’Alta Velocità hanno dei trascorsi non così trascurabili.
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…era il 16 marzo 2009… Da terrelibere.org
“Aver drenato e disperso dall`inizio dei lavori la somma complessiva di non meno di 44.933 milioni di metri cubi di acqua nel territorio della Comunità Montana del Mugello`: questo uno dei primi capi di imputazione a carico. Ma c`è di peggio.
Dopo la scomparsa di decine di pozzi e sorgenti, e la morte fisica e biologica di preziosi torrenti appenninici, in alcune aree si ipotizza che si stiano intaccando riserve profonde, acque “di lunga circolazione`. Secondo “L`espresso` del 4 marzo, l´inchiesta sui danni causati dai cantieri Tav era divisa in due filoni principali: quello della contaminazione dei terreni e delle acque per effetto dello smaltimento delle terre e dei fanghi delle lavorazioni in galleria, e quello del drammatico prosciugamento delle sorgenti e dei fiumi del Mugello, una delle regioni più ricche di acqua d´Italia. Secondo le accuse, a causa dei lavori in galleria e della intercettazione «selvaggia» delle acque di falda, si sono seccati 57 km di fiumi, la portata di altri 24 km di corsi d´acqua si è drasticamente ridotta, sono state prosciugate 37 sorgenti e 5 acquedotti.
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da notavterzovalico.info Nei mesi scorsi avevamo ben spiegato come alcune ditte coinvolte nei lavori del terzo valico non fossero, diciamo, limpide dal punto di vista giudiziario. Abbiamo parlato della RCT, del consorzio Treesse e della Geotec, la tre ditte impegnate nei sondaggi che si stanno effettuando a cavallo tra Piemonte e Liguria. Dal prosieguo di alcune indagini su malaffari in Lombardia arrivano notizie interessanti.
Apprendiamo dalla cronaca come a Milano sia stato arrestato un certo Vincenzo Giudice per aver comprato dalla ‘ndrangheta voti per eleggere la figlia nel consiglio comunale del capoluogo lombardo. La cosa di per sé ormai è consuetudine al nord-italia, tanto che non farebbe nemmeno più scalpore, senonché il signore in questione è stato fino a dicembre 2011 presidente di Metro Engineering srl, la società controllata dalla metropolitana milanese che si occupa della progettazione e realizzazione di un sacco di cose, al momento le seguenti:
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di Marco Ponti – da Il Fatto Quotidiano, 2 Settembre 2012
La retorica che va per la maggiore attualmente in Italia e in Europa, è che per uscire dalla crisi lo Stato deve investire, soprattutto in grandi infrastrutture, e in particolare in quelle di trasporto (vedi linea Torino-Lione, ma di opere simili ce ne sono sul tavolo una quantità, ognuna con i propri sponsor politici e industriali).
Ora il prof. Prud’homme dell’Università di Lione ha fatto un’analisi del tutto indiziaria, su un numero limitato di paesi europei (8) e per un numero limitato di anni (5, dal 2000 al 2004 compresi). Sono anni abbastanza lontani da consentirci di vedere oggi gli impatti di quella politica, ma non così lontani da collocarsi in un contesto economico troppo remoto. Ha rapportato le spesa in investimenti in infrastrutture di trasporto (strade e ferrovie) con il Pil medio di quei 5 anni considerati. Cioè ha analizzato quanta parte della loro ricchezza hanno dedicato proprio ai grandi investimenti. La limitatezza dei dati e del campione non consente ovviamente altro che di avanzare dei dubbi, cioè di rendere assai meno solido il luogo comune che recita “più grandi investimenti in trasporti = più crescita economica”.
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